Per la diagnosi di avvelenamento non è sufficiente identificare la sostanza chimica con cui l’organismo è venuto in contatto, ma è necessario precisare se il contatto è avvenuto con dosi o concentrazioni “tossiche” e per una via che consente alla sostanza di raggiungere gli organi bersaglio.
Un esempio tipico è l’acqua. Essa non è lesiva per la cute e le mucose, mentre è gravemente lesiva se inalata nell’apparato respiratorio a seguito di annegamento. Per ingestione, inoltre, l’acqua può diventare lesiva (emodiluizione, squilibri elettrolitici, edema polmonare e cerebrale), se assunta acutamente in quantità anche solo cinque volte superiore al normale fabbisogno quotidiano.
Con la sola eccezione degli agenti ad azione diretta caustica e/o corrosiva, tutte le sostanze tossiche esplicano i loro effetti dopo un intervallo (tempo di latenza) che può variare da pochi minuti a ore, giorni o settimane, e che è funzione caratteristica della loro cinetica (tempo di assorbimento, eventuale trasformazione in metaboliti attivi, modalità di penetrazione e tipo di azione sui siti bersaglio).
Per effettuare, quindi, una valutazione del rischio legato all’esposizione è necessario affidarsi al parere di esperti, come i Centri di informazione tossicologica (in Svizzera, il Tox Info Suisse al numero 145, attivo 24/24 ore, 7/7 giorni) oppure ai reparti di Pronto soccorso e/o di Farmacologia e tossicologia clinica (all’EOC, la Farmacologia e tossicologia clinica dell’Istituto di Scienze Farmacologie della Svizzera Italiana, al numero 091 811 70 88, lunedì – venerdì, ore 8 – 17), che hanno anche la possibilità di valutare di persona il paziente tramite visita medica specialistica.