Con il termine “interazioni” si intende una modifica qualitativa o quantitativa dell’azione di un farmaco causata da altri farmaci contemporaneamente presenti nell’organismo.
Maggiore è il numero di farmaci assunti, maggiore è il rischio di andare incontro a interazioni farmacologiche.
Lo sviluppo di interazioni si può, inoltre, realizzare quando si somministra un farmaco per un evento acuto in un paziente in trattamento cronico con altri medicamenti. A rappresentare un problema potenziale sono, in questo caso, i farmaci da banco (Over The Counter, OTC) acquistati senza ricetta medica, che il paziente può assumere in automedicazione (senza confrontarsi con il medico curante).
Possono influenzare il comportamento di un farmaco anche gli integratori (prodotti contenenti vitamine, sali minerali o altre sostanze), i prodotti fitoterapici (prodotti a base di erbe), lo stile di vita (incluso il consumo di alcol etilico e fumo di sigaretta) e il cibo. Un esempio tipico è il succo di pompelmo (il pompelmo blocca l’attività del CYP3A4, enzima coinvolto nella metabolizzazione di molti farmaci; pazienti che assumono farmaci metabolizzati da questo enzima, come alcuni immunosoppressori quali ciclosporina e tacrolimus, e bevono succo di pompelmo, possono andare incontro a un maggior rischio di sviluppare effetti indesiderati legati al trattamento per una sovraesposizione al farmaco).
Per brevità parleremo esclusivamente delle interazioni tra farmaci.
Le interazioni tra farmaci possono avere anche conseguenze positive. Tuttavia, in molti casi, le interazioni risultano in conseguenze negative: riduzione dell’intensità e della durata dell’effetto con conseguente perdita dell’efficacia terapeutica, effetti tossici di più molecole sugli stessi organi o apparati, comparsa di reazioni avverse/effetti indesiderati di nuova insorgenza.